Osservazioni   x

| Osservazioni dell'anno 2012 |

1 marzo 2012

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Una lucertola si affaccia al sole di fine inverno da un covatoio da riparare, abitato nello scorso anno dai calabroni.

 

 

 

Oggi in visita al Caloggio per la prima volta Mirko e Claudia. Siamo stati accolti e accompagnati da Maurizio M. che ci ha fatto da guida. Come capita in queste occasioni non sono mancate nuove informazioni sull’oasi da Maurizio, per non parlare di tutti i riconoscimenti di Mirko, relativamente a uccelli, insetti, galle, tracce e fatte di animali vari, mammiferi compresi.

Ho saputo finalmente che sul sentiero 1, l’alberello dietro il ciliegio è un pero corvino . Ne sono stati piantati diversi sulla riva del secondario.

Oggi la temperatura era davvero mite, sicuramente primaverile. Cammin facendo abbiamo avuto varie conferme della nuova stagione.

 

 

 

Il bosco vecchio (sentiero 3)

Nel bosco vecchio abbiamo osservato il covatoio n° 8 che non è mai stato utilizzato. Secondo Mirko nell’edera abbondante che riveste l’albero di sostegno potrebbe annidarsi abitualmente, per dormire durante il giorno, un allocco , che avrebbe scoraggiato con la sua presenza la nidificazione di piccoli uccelli.

Nei pressi una robinia morta e incisa alla base è piena di buchi provocati dal picchio . Mirko, espertissimo di uccelli, ci ha spiegato che il picchio rosso maggiore, il più comune, è l’unico che produce il caratteristico tamburellare e che scava i tronchi alla ricerca di cibo. Nemmeno a farlo apposta lo abbiamo sentito e poi anche visto più volte nella mattinata. Il picchio verde si limita ad allargare le aperture, ma senza produrre lo stesso rumore. Il picchio rosso minore è più raro.

xDa Maurizio apprendo che il tronco da tempo giacente nel bosco vecchio è, o meglio era, una delle tre grandi farnie del Caloggio . Alcuni ragazzi, qualche anno prima che nascesse l'oasi, l'avevano scortecciata facendola morire. Poi è caduta spontaneamente ed è stata lasciata lì volutamente.
A proposito delle condizioni della zona di un tempo Maurizio ha citato il film “Il sole sorge ancora”, girato in questi luoghi nel dopoguerra, in cui si vede la campagna intorno al Castellazzo, quasi completamente disboscata. Aggiunge, come suo ricordo personale, che dal fondo della via Verdi, vedeva, attraverso la campagna completamente libera, il boschetto vicino al Castellazzo. 
Le tre farnie, databili a quel periodo o poco prima, erano state lasciate probabilmente perché insignificanti. 

Vediamo da lontano una grande distesa di campanellini nel solito posto. Sembrano ormai fioriti in massa. 

Lungo il sentiero, nei pressi del grande biancospino, fotografo un buco nel terreno: probabile tana di arvicola . Mirko spiega che la presenza di un allocco potrebbe contenere il numero delle arvicole.

Lì misuriamo ad occhio l’altezza del biancospino , preesistente all’oasi, che probabilmente raggiunge i 7 metri o poco meno. Di fronte, sulla destra del sentiero, c’è un frangola . Mirko sostiene di non avene mai vista una così grande alle Groane. Raggiunge, sempre a occhio, i 5 metri e forse più.
Misuriamo una farnia , di età indefinibile, che secondo Maurizio si è sviluppata rapidamente in questi anni. La circonferenza  risulta di 59,8 cm ad altezza del petto, pari a un diametro di 19,03 cm. Da tenere d’occhio nei prossimi anni.

Avvistiamo un picchio rosso in cima alla farnia, una tortora dal collare e un colombaccio .

 

 

Il prato umido (sentiero 4)

Nel prato umido Maurizio spiega che il terreno è costituito da argilla grigia , probabilmente perché lì da secoli serpeggiava o almeno si espandeva il Nirone , che di fatti nella zona ha un andamento molto sinuoso, segno del rallentamento della pendenza e della tendenza a cambiare percorso.
A circa metà del prato più a nord, dal sentiero delle 7 cascate, si nota un dislivello a gradino (direi di 50 cm) che probabilmente segnava uno dei limiti di questa zona di espansione.
In corrispondenza del canale scolmatore c’era un altro gradino.

In un giovane frassino notiamo i fori del picchio (foto sotto a destra).

Mirko è molto interessato alle galle di farnia (foto a sinistra e vedi riquadro sotto), non tanto per il loro contenuto iniziale, dice, ma per il successivo utilizzo da parte di altri insetti. Ne raccoglie alcune e ci farà sapere cosa vi troverà.
Osserviamo gli olmi suberosi , vari salici fra cui il salicone già pieno di infiorescenze, un olmo ciliato , di cui non sapevo, pioppi tremuli , biancospini e un altro salice.

Mirko chiede ragione della differenza fra farnie con foglie persistenti o meno. Mi lancio a spiegare della variabilità fra individui della stessa specie, particolarmente accentuata nelle farnie, tanto che ogni tanto qualcuno cerca di inventarsi nuove specie. Maurizio aggiunge che le farnie tendono ad incrociarsi con i roveri.

Osserviamo i due pini silvestri che nell’inverno 2010/2011 hanno avuto le radici rosicchiate dalle arvicole, che nel prato umido sono particolarmente abbondanti.
I due pini comunque si sono insperatamente ripesi, hanno il tronco un po’ arcuato, le foglie leggermente più piccole e  sono comunque cresciuti di una trentina di cm, poco meno degli altri.

Sul sentiero delle fatte piene di corpi di formica (vedi foto a sinistra): sono del  picchio verde , spiega Mirko, che predilige scavare a terra i nidi di formiche, di cui si ciba, piuttosto che i tronchi.

Passano o comunque si sentono lucherini , verdoni e pettirossi .

 

 

 

4 marzo 2012: messaggio da Mirko

Ho finito ora di ispezionare le galle raccolte sulle farnie giovani e di identificarne il contenuto.

Il risultato è stato abbastanza soddisfacente anche se le galle erano troppo  giovani per contenere ciò che cercavo, in quanto questi richiedono galle vecchie di almeno 1 anno!

Comunque è saltata fuori una regina con prime operaie di Camponotus (Colobopsis) truncatus ,  formica molto interessante per la particolare struttura del capo adattata nei soldati a chiudere l'ingresso alla galla .

Altra formica forse meno appariscente ma molto interessante è stata una regina  in fondazione con le sue uova di Dolichoderus quadripunctatus altra formica arboricola non sempre comune e dalla distribuzione frammentaria nel suo areale, di questa formica ancora non si conosce il metodo di fondazione, chi dice che fondi in modo claustrale, cioè in solitaria senza alimentarsi, chi sostiene che applichi la fondazione assisitita facendosi adottare da operaie  orfane di altre colonie.
M.G.
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La foto sopra mostra le Colobopsis truncatus
Foto sotto: la regina di Dolichoderus quadripunctatus
Le foto sono di  Mattia M.
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Lungo il sentiero delle sette cascate e ritorno

Arriviamo oltre l’ex orticello. Maurizio ci mostra un paio di piccolissimi pioppi neri , sulla riva del Nirone, che ha dovuto ripiantare perché danneggiati dalle arvicole .

Osserviamo il grande pioppo dove si posa abitualmente l’ airone cenerino . È pieno di buchi di picchio .

Scorgiamo uno scricciolo . Arriviamo fino allo scolmatore.

Al ritorno mi faccio mostrare da Maurizio le due piccole farnie che si nascondono nella siepe di biancospino , assieme a un piccolo tiglio (cordata) selvatico.

Cinciallegra .

Ci rechiamo all’ansa del Nirone (siamo ora nel sentiero 4) dove si è creato uno slargo, utile per visite, ma anche per permettere all’airone di posarsi. Osserviamo piccole conchiglie evidentemente raccolte da qualcuno, forse mangiate da qualche uccello. Ci sono anche fatte di airone (vedi foto a destra).
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Nel prato andiamo a controllare la mangiatoia . Le piccole fatte di uccello, sia all’interno che alla base del sostegno, indicano chiaramente che è stata usata. Mirko suggerisce di lasciarla fino al 15 di marzo e di usare la prossima volta semi di girasole acquistabili a buon prezzo a Meda.

 

 

 

Nella parte chiusa dell'oasi

Passiamo alla parte chiusa dell’oasi.

Maurizio effettua dei controlli nella poca acqua del Fontanile Litta. Incredibile la quantità di piccoli pesci presenti. Provengono dal secondario del Villoresi e quindi, tramite il Volloresi stesso dal fiume Ticino. Sarebbe opportuno trasbordarli dalla pozza e liberarli  nel Nirone, sia per consentirne la sopravvivenza che per salvaguardare le prossime ovature di anfibi.

x Nei pressi troviamo varie fatte di airone .

Cincia bigia e poi nuovamente pettirosso .

Sul sentiero notiamo numerose fatte di volpe  (vedi foto sotto), sempre in evidenza sopra cespi di erba, forse per marcare con grande evidenza il territorio. Le tracce già viste in occasione della nevicata di inizio febbraio indicano che la volpe perlustra esattamente il nostro sentiero.

Sopra un tronco morto una fatta di riccio o forse di faina (foto a sinistra).

Fotografo un cimice verde ( Palomena viridissima  foto a destra). Ne vedrò un’altra della stessa identica specie, caratterizzata da una macchia nera sulla coda.
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Scendiamo nel Cavo Porro , dove abbiamo notato una carogna che poi si rivela di gatto. Il ponte sotto mostra dei crolli importanti: da tenere sotto osservazione. Maurizio ci spiega che la parte a nord del ponte è stata scavata dopo il 1820.

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Incontriamo una cedronella . Abbiamo già visto una vanessa atlanta .

Mirko suggerisce di costruire per il prossimo inverno un covatoio per allocco e magari anche uno per gheppio . Si nota un possibile nido di cornacchia .
 
Al ritorno notiamo prima una scilla bifolia fiorita (foto sotto a sinistra), unica per ora e poi moltissimi campanellini invernali fioriti (foto sotto a destra) sulla riva del Fontanile Litta nei pressi della capanna degli attrezzi. Sono vicini, ma non formano un tappeto come nel bosco vecchio. Comunque negli anni scorsi non c’erano. Ci chiediamo come si propaghino.
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Non c’è stato il tempo di istallare i tre covatoi che avevamo preparato: due vecchi riparati e uno nuovo. Resta poi ancora da riparare quello in foto.

Gli ospiti sembrano soddisfatti della visita. Lo siamo anche noi.